Eccoci di nuovo catapultati nella rubrica "mi sento in colpa perchè da brava donna privilegiata bianca conosco solo la storia Caucasico-Euro-Americana VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA". Siamo di nuovo qui. Voi lo avete studiato a scuola che in Namibia c'è stato il primo genocidio del novecento? No?? Che incredibile colpo di scena!
Piccolo sunto della storia recente della Namibia:
Ci troviamo in un luogo desertico e ostico abitato dai popoli pacifici e nomadi o semi-nomadi dei San, Damara, Nama, Bantu, Ovambo ed Herero.
Nel XVI secolo la Namibia viene "scoperta" dai portoghesi, a cui si uniscono ben presto olandesi e Inglesi. Questi ultimi prendono possesso di Walvis Bay a fine '800. Fin qui la situa regge, la vita dei Namibiani (anche se ancora non sotto questo nome) continua senza troppi intoppi e il maestoso deserto del Namib tiene lontani esploratori troppo curiosi.
Nel 1883 arrivano i tedeschi e decidono che, per quanto immenso e desertico, quel territorio "deve essere loro". La Namibia viene ribattezzata "Africa Tedesca del Sud-Ovest" e, anche se gli abitanti non l'avevano richiesto, vi si installano circa 200.000 coloni tedeschi.
Inizialmente, come succedeva per molte colonie, i tedeschi impongono tasse, sottraggono terre e sfruttano la popolazione per il lavoro nelle nuove miniere e piantagioni, trasformando radicalmente l'economia e la vita del luogo. Ma la situazione peggiora rapidamente, con una repressione brutale per qualsiasi tentativo di resistenza da parte delle popolazioni locali, in particolare da parte degli Herero e dei Nama, che non intendono sottomettersi al dominio coloniale e vedere la loro terra rubata.
E qui arriviamo a un capitolo oscuro e spesso ignorato della storia moderna: nel 1904, a seguito di una ribellione Herero, le autorità tedesche lanciano una campagna di repressione spietata. Guidati dal generale Lothar von Trotha, i tedeschi non si limitano a sopprimere la rivolta, ma puntano alla vera e propria eliminazione degli Herero e dei Nama: ordini ufficiali impongono l'uccisione sistematica di chiunque appartenga a queste etnie, trasformando il deserto del Namib in un campo di sterminio a cielo aperto. Gli Herero e i Nama vengono cacciati nelle zone desertiche e lasciati morire di fame e sete; coloro che sopravvivono vengono internati in campi di concentramento, dove migliaia moriranno per maltrattamenti e condizioni disumane (si dice che le tecniche di tortura somministrate nei campi di concentramento furono d'ispirazione per un altro famoso genocidio avvenuto 30 anni dopo). Si stima che circa 80.000 Herero e Nama (ovverso il 70% della popolazione) persero la vita in quello che è stato riconosciuto come il primo genocidio del Novecento.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, la Germania perde le sue colonie, e nel 1920 la Namibia diventa un mandato dell'Unione Sudafricana sotto il controllo britannico. Ma la storia di sfruttamento non finisce qui: il Sudafrica impone un regime di apartheid, replicando in Namibia le sue politiche segregazioniste, mentre si intensifica lo sfruttamento delle risorse naturali e delle popolazioni indigene. Le aspirazioni di indipendenza crescono e, negli anni ’60, nascono movimenti di liberazione come la SWAPO (South West Africa People's Organization), che si batte per la libertà e l’autodeterminazione dei Namibiani.
Dopo decenni di lotte, oppressioni e violenze, e sotto le pressioni internazionali e il sostegno dell’ONU, la Namibia riesce finalmente a conquistare l’indipendenza nel 1990. Sam Nujoma, leader della SWAPO, diventa il primo presidente del nuovo stato libero. Oggi, la Namibia affronta ancora le cicatrici profonde lasciate da secoli di colonialismo e apartheid, ma è anche un paese ricco di culture diverse, risorse naturali e paesaggi mozzafiato.