Ci troviamo nel Borneo, in un piccolo ma ricchissimo sultanato confinante con la Malesia, che deve la sua fortuna ai giacimenti di petrolio sparsi nel suo territorio. Diciamo che con tutta probabilità non avrei fatto mille milioni di ore di volo per passare qualche giorno qui, ma questa è una simpatica e particolare parentesi di un viaggio che comprende anche la Malesia e Singapore.
Iniziamo col dire che questo è un posto "strano", non so se in accezione positiva o negativa... proprio non lo sto capendo. Girando per il paese e la sua capitale ci arrivano un mix vibes interessanti, a partire dalla desolazione delle strade e delle attrazioni turistiche, in cui spesso ci troviamo completamente soli, alla cura quasi maniacale per i giardini e la sfarzosità di alcuni edifici.
L'accoglienza all'aeroporto è già piuttosto singolare: abbiamo con noi pochissimi contanti, circa 10 euro a testa, e questo genera non poca perplessità sulle nostre reali possibilità di "permetterci" il soggiorno nel paese. Nonostante assicuriamo di avere oltre 300 euro sul conto — la somma minima richiesta — ci annotano sul passaporto che potremo restare in Brunei per un massimo di tre giorni! Per fortuna, il nostro volo di partenza è proprio previsto tra tre giorni...
Oltre a questo ci ricordano l'assoluto divieto di importare e consumare carne di maiale e alcolici (essendo un paese musulmano).
Pernottiamo nella capitale, Bandar Seri Begawan — o BSB, per gli amici — una città dai contrasti forti e stridenti. Da un lato, una moschea sontuosa, tutta oro e marmi italiani, così impeccabile e brillante da farti sentire in colpa per lo stato del tuo bagno di casa, che in cofronto è una palude. Dall'altro, Kampong Ayer, il più grande villaggio su palafitte al mondo, che invece sembra che ne stia cadendo a pezzi: travi marce, pontili traballanti e acqua visibilmente inquinata sotto le case. Ah, il fiume pullula di coccodrilli, quindi amici stiamo attenti a non finirci dentro!
Una chiara ossessione del sultano sono i giardini! Non ne ho mai visti di così curati: potete uscire a qualunque ora del giorno o della notte e troverete tanti piccoli humpa-lumpa folletti giardinieri che controllano con minuzia la simmetria dei cespugli e la lunghezza dei fili d'erba. Il paradiso degli ossessivo-compulsivi dell'ordine! Eppure la città sembra deserta e noi eravamo due dei i pochissimi turisti presenti.
La nostra casetta per questi giorni è un B&B all'interno del villaggio galleggiante, siamo ospiti di questa adorabile signora e della sua coloratissima casa. Sembra un luogo molto confortevole, anche se non possiamo che chiederci se le travi scricchiolanti e l'acqua che vediamo attraverso le fessure del pavimento non siano sinonimo di difficoltà economiche.
La nostra host ci spiega che sanità e istruzione (di qualsiasi grado) sono gratuite e le tasse sono praticamente a zero, si pratica l'islam ma in modo molto soft, "a me non piace portare il velo, quindi non lo faccio".
Il lusso dei vari palazzi del sultano è folle! La moschea OmarAli Saifuddien è una straordinaria combinazione di materiali pregiati provenienti da ogni parte del mondo: non ci facciamo mancare le cupole rivestite in oro puro, ma nemmeno i minareti in marmo italiano, il granito di Shangai, i cristalli ingliesi o i tappeti intessuti a mano in Arabia Saudita.
Un museo che ci diverte molto, anche perchè unico nel suo genere, è quello dei regali ricevuti dal sultano durante la sua "carriera". Se lo visitate portatevi un pile o una bella felpona perchè la temperatura è GLACIALE.
Al di là di questi palazzi esagerati e, a mio parare, non troppo rappresentativi della vita del Brunei, visitiamo il mercato notturno di Gadong. Qui si possono provare le vere specialità di questo strano stato, alcune buone, ALCUNE MENO, ma tutte molto economiche! Livello di igiene sufficiente ma si può sicuramente fare di più.
Uno dei piatti che sicuramente rimarrà sempre impresso nel mia mente, ma non nel mio cuore, è l'ambuyat. Allora, siamo viaggiatori intrepidi e senza paura, ci sta assaggiarlo, si assaggia tutto direbbe mia nonna, MA stiamo parlando di una sorta di colla mezzo bianchiccia mezzo incolore e insapore dalla consistenza agghiacciante estratta dal tronco del sagu TERRIBILE.
Ma chiudiamo questa parentesi gastronimica e continuiamo il nostro tour in questo strepitoso paese! La nostra adorabile Host organizza per noi una gitarella tra i canali di questa "Venezia Asiatica" (sto molto esagerando con questo paragone), che in effetti è molto affascinante. Oltre alle abitazioni, troviamo anche moschee e scuole sulle palafitte, ospedali, pompieri, bar e ristoranti, tutto quello che costituisce le basi di una città sulla terra ferma, a Kampong Ayer sta sulle palafitte! Ci spiegano che le travi di legno che compongono le passerelle vengono cambiate ogni 2 anni e che può capitare che il fiume si ingrossi e alcune case vengano allagate.
La gita prosegue verso lungo il fiume, qui la vegetazione ha il sopravvento e riusciamo a vedere le simpaticissime scimmie nasiche, molto buffe col loro nasone incredibile.
Tutto sommato è un posto particolare e affascinante, che se si capita da quelle parti, consiglierei sicuramente di visitare!
In tema di alloggi non immaginatevi però i prezzi del Sud Est Asiatico, per dormire abbiamo speso 35€ a notte a testa e un 15€ per una gita di un paio d'ore. Molto economici cibo e attrazioni turistiche, quasi tutte gratuite.
VOTO GENERALE: 7
🟡PAESAGGIO: 7
🟡ECONOMICO: 6 e mezzo
🟢SICUREZZA E ACCOGLIENZA: 9
🟢*FUTTIBECCITÀ : 2 (nessuna truffa da sventare)
*futtibeccità: il futtibecciu è un meraviglioso termine coniato dal geniale popolo sassarese (Sassari caput mundi è la mia città di origine) e letteralmente indica una persona che fregherebbe anche un vecchietto, un infame insomma. Questo KPI di ultima generazione fornisce un’analisi approfondita dei tentativi da parte dei locali di ingannare un forestiero.