Ma che ce ne frega dello spostamento Ijen-Yogyakarta direte voi? bhe potenzialmente nulla però questo è uno di quei tip/fun fact che vale la pena raccontare.
Dunque, come abbiamo detto l’Indonesia è un paese a maggioranza musulmana, e come in tutti i paesi musulmani, ogni anno viene praticato il Ramadan.
Fino a qui tutto liscio insomma.
Il nostro viaggio concide con l'ultima parte e la fine del Ramadan, e a seguito di questo ci sono i cosiddetti festeggiamenti per la fine del periodo.
Sempre tutto liscio.
Ma cosa ci è sfuggito? Quale informazione essenziale ci è mancata?
Ci è sfuggito il fatto che a seguito del Ramadan hanno luogo in Indonesia circa 10 giorni di festeggiamenti, di cui la gente approfitta per andare in vacanza e muoversi come trottole da una parte all’altra del paese. Praticamente abbiamo scelto l’unico periodo dell’anno in cui gli indonesiani viaggiano come matti in lungo e in largo occupando TUTTI I MEZZI POSSIBILI.
Ignari della situa, una volta a Banyuwangi, ci rechiamo leggeri-leggiadri al nostro ostello per chiedere informazioni su dove prendere i biglietti del trenino per andare a Yogyakarta, ultima tappa del nostro viaggio, e lì, la simpatica host ci guarda come fossimo alieni e ci dice che NO NO NO, non c’è alcun posto in treno disponibile per quella tratta dato che mezza Java era in viaggio e ora deve rientrare alle proprie case.
Vedendo il nostro sconforto la GENTILISSIMA host scomoda cugini e parenti vari che a quanto pare lavorano per il servizio trasporti di Java, e illumina la nostra giornata comunicandoci che l’indomani, dopo l’escursione al vulcano, avremmo potuto prendere un COMODISSIMO pullman che in 8 ore ci avrebbe portato a destinazione: TOPPISSIMO.
Così l’indomani, dopo la sveglia alle 2 del mattino e dieci-cento-mille ore di trekking, stanchi come se avessimo corso una maratona, saliamo su un piccolo pullman fatiscente e ha inizio la nostra epopea lunga 600 chilometri.
Inizialmente a bordo siamo solo noi e qualche locale, ma ci sentiamo ancora troppo grati dell’aver trovato un mezzo per notare il potenziale poco spazio vitale che avremmo avuto se il pullman si fosse riempito.
Dopo 5 minuti dalla partenza la prima fermata, e, con nostra sorpresa, mentre il pullman è fermo in attesa che salissero nuovi passeggeri, fa la sua comparsa un cantante, nano, che, a cappella si esibisce in un brano di lirica indonesiana, riceve gli applausi, chiede un’offerta e scende.
Dopo altri 10 minuti seconda fermata: sale un giovane chitarrista, suona un brano, riceve gli applausi, chiede un’offerta e scende.
Terza fermata: è la volta del venditore di banane e frutta varia, fa il giro del pullman, scende.
Quarta fermata: venditore di noccioline, fa il giro del pullman, scende.
Nel mentre il mezzo inizia a riempirsi rapidamente, tra noi siede una signora di mezza età dall’aspetto gentile, prendiamo in grembo i nostri zaini perchè sotto i sedili non c’è abbastanza spazio.
Si susseguono vari artisti, promesse di x-factor, venditori ambulanti.
Sono passate un paio d’ore e praticamente non ci siamo mossi.
La signora nel sedile di mezzo, con un aplomb invidiabile, estrae una bustina di carta dalla borsa e inizia a vomitare.
Lo spazio per le gambe inizia a sembrare effettivamente stretto e i 5 chili di zaino sulle cosce bloccano la circolazione.
Fuori scatta il classico temporale tropicale, e non faccio in tempo a pensare “top dai, almeno questo ce lo scampiamo” che inizio a sentire delle gocce cadermi sulla testa: l’acqua entra attraverso le buche per l’aria condizionata. Le gocce diventano un rigolo e metto in testa l’unica cosa impermeabile a portata di mano: il copri zaino.
Il pullman è pieno, ma non c’è problema: l’autista si reca nel retro del mezzo e con nonchalance estrae degli sgabelli che posiziona lungo il corridoio centrale… soluzioni semplici a problemi semplici.
Il tempo passa e noi ci muoviamo con una lentezza esasperante e, con la signora a fianco che vomita, l’acqua che mi cade in testa, lo zaino sulle gambe, i cantanti e i venditori che si susseguono fermata dopo fermata, il sovraffollamento esagerato del mezzo, mi chiudo in una spirale di apatia e rassegnazione che mi accompagnerà per tutta la durata del viaggio, ovvero SEDICI ORE.
SEDICI ORE.
Non è la lista della spesa: sono le fermate
Non c'è bisogno di discalia
Noi ora ridiamo e scherziamo ma è una traversata DEVASTO come non ne avevo mai fatte, e fatto altrettanto ASSURDO, è che in sedici ore abbiamo fatto UNA SOLA PAUSA BAGNO.. Insomma, consiglio spassionato: se pianificate il vostro viaggio a ridosso della fine del Ramadan prenotate i treni in anticipo.
FUN FACT: siamo rimasti talmente scioccati da questa esperienza, che la prima cosa che abbiamo fatto una volta arrivati a Yogyakarta è stata comprare un biglietto aereo per Jakarta - la nostra avventura con treni e pullman indonesiani sarebbe finita lì.
VOTO GENERALE: 2
🔴 PAESAGGIO: 4
🟢 ECONOMICO: 10
🟢 SICUREZZA E ACCOGLIENZA: 8
🟢 *FUTTIBECCITÀ : 3 (direi che le possibilità di essere fregati sono molto scarse)
*futtibeccità: il futtibecciu è un meraviglioso termine coniato dal geniale popolo sassarese (Sassari caput mundi è la mia città di origine) e letteralmente indica una persona che fregherebbe anche un vecchietto, un infame insomma. Questo KPI di ultima generazione fornisce un’analisi approfondita dei tentativi da parte dei locali di ingannare un forestiero.