Eccoci alla nostra rubrica "la storia che non hai mai imparato a scuola", e oggi parliamo di un paese meraviglioso, casa di uno dei templi più imponenti al mondo: la Cambogia. Un paese che viene tragicamente distrutto da una guerra devastante, ma che, per fortuna, non riesce a togliere il sorriso alle persone che lo abitano.
Lanciamoci quindi in un piccolo riassunto della sua storia recente:
La Cambogia è un paese del Sud-Est asiatico di straordinaria bellezza e ricchezza culturale, abitato da secoli dal popolo Khmer. La civiltà Khmer raggiunge il suo apice tra il IX e il XV secolo con l’impero Khmer, famoso per le straordinarie meraviglie architettoniche come il complesso di Angkor Wat. Dopo la caduta dell’impero, la Cambogia si trova intrappolata tra due potenti vicini, la Thailandia e il Vietnam, che la invadono ripetutamente, fino a quando, nel 1863, il paese diventa un protettorato francese ed entra a far parte dell’Indocina Francese.
La Cambogia ottiene l’indipendenza solo nel 1953 sotto la guida del carismatico re Norodom Sihanouk, che cerca di mantenere il paese neutrale durante la Guerra Fredda. Tuttavia, la situazione geopolitica della regione rende impossibile questa neutralità: negli anni ’60, mentre la Guerra del Vietnam infuria, il territorio cambogiano viene usato dai Viet Cong per stabilire basi lungo il confine, attirando i bombardamenti a tappeto degli Stati Uniti, che devastano vaste aree rurali e alimentano un profondo malcontento tra le popolazioni locali.
Ed è qui che inizia l’ascesa dei Khmer Rossi e del loro leader, Pol Pot.
Pol Pot nasce nel 1925 da una famiglia benestante nella Cambogia rurale. Frequenta scuole buddiste e francesi a Phnom Penh, prima di essere mandato a Parigi per studiare elettronica. Lì si avvicina ai movimenti marxisti e leninisti, oltre che al comunismo maoista cinese, trascurando gli studi. Torna in Cambogia nel 1953, proprio mentre il paese ottiene l’indipendenza dalla Francia.
I Khmer Rossi, guidati appunto da Pol Pot, rappresentano un movimento comunista radicale che promette di creare una società completamente nuova e priva di classi sociali. Nel 1970, un colpo di stato guidato dal generale Lon Nol rovescia Sihanouk e instaura una repubblica filostatunitense. Tuttavia, il governo di Lon Nol si dimostra debole e incapace di fronteggiare i Khmer Rossi, che nel 1975 prendono il controllo del paese e lo ribattezzano “Kampuchea Democratica”.
Da qui la situazione precipita in un incubo.
Pol Pot e il suo regime impongono una rivoluzione radicale, volta a creare una società agricola utopica. Tutti gli abitanti delle città vengono deportati in campagna e costretti a lavorare nei campi in condizioni disumane. Denaro, proprietà privata, religione, istruzione e cultura vengono aboliti. Le famiglie vengono smembrate, e chiunque sia sospettato di opporsi al regime – intellettuali, insegnanti, medici, persino chi porta gli occhiali – viene ucciso.
Il risultato è uno dei genocidi più terribili del XX secolo. Tra il 1975 e il 1979, circa 1,7 milioni di persone (su una popolazione di 8 milioni) muoiono per fame, malattie, lavori forzati o esecuzioni sommarie. I luoghi delle esecuzioni diventano tristemente noti come “Campi della Morte” (Killing Fields), mentre il carcere S-21, un’ex scuola trasformata in centro di tortura, diventa il simbolo delle atrocità del regime.
Nel 1979, il regime dei Khmer Rossi crolla a seguito dell’invasione del Vietnam, che instaura un governo filo-vietnamita a Phnom Penh. Tuttavia, i Khmer Rossi continuano una guerriglia per anni nelle zone rurali, mentre il paese cerca di risollevarsi dalle ceneri del genocidio. Il processo di ricostruzione è lento e doloroso, con milioni di cambogiani traumatizzati e un paese devastato economicamente e culturalmente.
Com'è la situazione oggi?
Nel 1993, con il supporto dell’ONU, la Cambogia tiene le prime elezioni libere e la monarchia viene restaurata. Tuttavia, il paese porta ancora le cicatrici del passato: povertà, corruzione e disuguaglianze restano problemi persistenti, mentre la memoria del genocidio rimane viva, ricordata nei Killing Fields e al museo del genocidio di Tuol Sleng (ex carcere S-21). Nonostante tutto, la Cambogia di oggi è anche un luogo di resilienza, orgoglio culturale e bellezza straordinaria, dove le nuove generazioni guardano al futuro con speranza.